“Swala pala” nella lingua del luogo, lo Swahili, l’Impala è l’antilope per eccellenza, che popola quasi interamente la vastissima area compresa tra i grandi parchi del nord della Tanzania e la zona della Rift Valley da più di 4 milioni di anni. Durante un game drive si ha modo di osservarlo in grandi branchi, che possono raggiungere anche i 150 esemplari, in cui vi è sempre un maschio alfa e il resto del gruppo formato da femmine.
Il suo ambiente naturale è costituito da terreni pianeggianti adiacenti a boschi e praterie, ma fondamentale è la presenza d’acqua nelle immediate vicinanze, che costituisce una prerogativa fondamentale per la presenza dell’adorabile erbivoro.
Le caratteristiche fisiche dell’impala sono rappresentate da una testa piccola e allungata, con corna (presenti solo nei maschi) che arrivano a superare i 50 cm. Il suo ventre è bianco, presenta delle strisce nere verticali sulle cosce posteriori e il resto del corpo è ricoperto da un mantello giallo-marrone. Il suo sistema di raffreddamento è così efficace da potergli permettere di esporsi al sole cocente anche per diverse ore.
I suoi predatori
Nella savana, esso rappresenta la preda preferita dei grandi predatori, in particolare del leopardo, suo predatore per eccellenza, che in questi luoghi può mettere in pratica le sue tecniche predatorie e tendere dunque agguati letali. Esso ama, dopo la sfiancante caccia, trascinare il povero impala in cima agli alberi, dove può “pasteggiare” in tutta tranquillità, al riparo da iene e leoni. Cacciare un impala, però, non è il più facile dei compiti, anzi tutt’altro. Per riuscire nell’intento, i predatori devono sudare le proverbiali sette camicie, e non solo per il caldo, che a queste latitudini può essere davvero intenso. Grazie al suo olfatto e a un acutissimo udito, correndo e saltellando, con improvvisi cambi di direzione, l’impala riesce a sfuggire alla minaccia di un predatore ben prima che essa si materializzi.
Tra le particolarità che caratterizzano la vita di questo adorabile erbivoro c’è la singolare abitudine del maschio, quando raggiunge la maturità sessuale, di concentrare le sue feci in un posto chiamato latrina, sperando così di essere riconosciuto quale futuro maschio alfa dalle femmine che ne annusano l’odore. Nel periodo delle nascite dei piccoli, che solitamente va da Aprile a Maggio, le mamme e le altre femmine del gruppo sono impegnate in vere e proprie gare di solidarietà sociale in cui si cimentano in compiti di babysitting. Infatti, non di rado, molte femmine si prendono cura dei cuccioli di altre mamme mentre queste ultime brucano l’erba della sconfinata savana.
Lo starnuto d’allarme
Una curiosità che riguarda il bovide più diffuso del bush è il suo famoso starnuto d’allarme, a cui l’impala ricorre in situazioni di estremo pericolo. All’approssimarsi di una minaccia, l’impala produce uno starnuto che riecheggia nella savana, interrompendo così l’armonioso silenzio e allertando i compagni distratti, che in uno scompiglio generale si disperdono in tutte le direzioni, con balzi che possono raggiungere anche i nove metri in lunghezza e quasi tre in altezza. Questa tattica disorienta i grandi predatori i quali, nel trambusto che si viene a creare, con animali che schizzano da una parte all’altra come biglie impazzite, non riescono a puntare una preda per poterla cacciare, essendo letteralmente disorientati e in uno stato di totale confusione.
Lampi e linguacce
Il maschio, una volta scelta la sua “amata”, oppure quando si trova faccia a faccia con un suo rivale, è solito spalancare completamente la bocca e tirare fuori la lingua. Queste linguacce producono degli schiocchi chiamati lampi, ai quali le femmine rispondono riunendosi in piccoli gruppi. In questo rituale alcuni maschi fuggono, mentre il più ardimentoso si prepara al combattimento, raccogliendo il guanto di sfida lanciato dal loro contendente, nella speranza di scalzare il rivale e diventare, di conseguenza, il maschio prescelto.
È affascinante come queste e altre curiosità legate al quotidiano di questo elegante erbivoro, che popola le praterie del continente più antico della terra, possano presentarvi un mondo sino ad ora solo ammirato nei documentari naturalistici, ma dalla bellezza così ammaliante che solo la visione dal vivo, tramite un safari con una guida dalla comprovata esperienza, potrà a voi disvelarsi in tutta la sua magnificenza, trasformando così il vostro viaggio in un’esperienza unica ed irripetibile.